venerdì 7 novembre 2014

I PARTITI DEL CEMENTO E DELL' ESCAVAZIONE, RAPPRESENTATI DAL CENTRO-SINISTRA, SONO I RESPONSABILI DELLE ALLUVIONI


 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel comune di Carrara i partiti del cemento e dell’escavazione hanno pesantemente segnato l’assetto di tutto il territorio, dai monti al mare.

Già negli anni "60 a Marina Ovest, e nei venti anni successivi, ad Avenza e Bonascola, un eccesso di edificazione aveva fortemente compromesso la capacità dei terreni di assorbire e drenare l’impatto idraulico determinato da precipitazioni eccezionali.

Ma è soprattutto negli ultimi quindici anni che con l’accantonamento della tutela e della valorizzazione ambientale dell’asse del Carrione ( ben definito dal piano strutturale del "98), la vanificazione del regolamento degli agri marmiferi, la progettazione del porticciolo turistico che il Comune di Carrara ha completamente messo da parte qualsiasi sforzo teso ad armonizzare il modello economico con la tutela e la valorizzazione dell’ambiente; in altri termini si sono chiusi gli occhi sulle vere cause del rischio idraulico e del dissesto idro-geologico.

I partiti del cemento e dell’escavazione, della rendita e del capitale per vincere a Carrara, non hanno avuto bisogno di aspettare Matteo Renzi.

Se appare penoso , da parte dei politici che ci amministrano, lo scarica barile sulle responsabilità per l’argine crollato, quasi che il Genio Civile Regionale e il Comune potessero disinteressarsi delle modalità di realizzazione di quell’opera, appare ingenuo e, in qualche caso strumentale, pensare che l’azione giudiziaria o il semplice cambio di una amministrazione possano cambiare le cose.

Non una tra tutte le inchieste aperte è stata chiusa con qualche risultato significativo e la richiesta di dimissioni del Sindaco e dell’amministrazione, per essere efficace, deve essere accompagnata da una proposta veramente alternativa al pd e al centro-sinistra che sono i principali responsabili di questo stato di cose.

Una proposta che non può che partire dal riconoscimento della centralità dei diritti dei lavoratori e dalla difesa dello stato sociale, rigettando qualsiasi ammiccamento tattico con questo o quel settore della destra (magari anche radicale); senza questi presupposti nessuna alternativa sarà possibile né a Carrara, né in Toscana, né in Italia o in Europa.

La strada è difficile, ma non impossibile, se quella parte della sinistra che rifiuta l’abbraccio mortale della rendita e del capitale riesce a darsi, anche a Carrara, un programma comune alternativo sia al partito del cemento e della escavazione che al centro-sinistra , che appaiono sempre più le due facce della stessa medaglia .

Carrara 07.11.2014



 

venerdì 31 ottobre 2014

ABBIAMO POCO TEMPO. OCCUPARE SUBITO LO STABILIMENTO! ESPROPRIARE LA TRW!



Riceviamo da Sinistra Anticapitalista Livorno:



I lavoratori e le lavoratrici devono prendere pieno possesso, simbolico e fisico, dello stabilimento e dell'agibilità al suo interno. La TRW deve diventare un luogo simbolo di resistenza APERTO a tutti i lavoratori e le lavoratrici delle realtà livornesi in sofferenza che si oppongono all'aggressione padronale e governativa. Solo unificando le lotte si ha una speranza di vittoria.
Per questo i lavoratori devono creare immediatamente un coordinamento nazione delle RSU e dei/lle delegati/e di lotta della TRW e della ZF, neo proprietaria.
Primo passo verso il sempre più necessario collegamento europeo che sia capace di mettere in campo tutta la solidarietà di tutti i lavoratori e le lavoratrici europee della TRW e della ZF.


DEVE ESSERE INDETTO UNO SCIOPERO IMMEDIATO IN TUTTI GLI STABILIMENTI TRW E ZF IN ITALIA!

LIVORNO SI DEVE FERMARE SUBITO! SCIOPERO CITTADINO DI TUTTE LE CATEGORIE E DI TUTTA LA CITTA' PER UN GIORNO INTERO!
 
Dobbiamo imporre al governo che siano utilizzati tutti gli strumenti per impedire la chiusura e la delocalizzazione della fabbrica. 

Le chiacchiere istituzionali dei vari tavoli di crisi e baggianate simili non servono a nulla.

Se l'azienda non recede….ESPROPRIARE SUBITO TUTTI GLI STABILIMENTI IN ITALIA DELLA TRW! E se il governo Renzi si schiera con l'azienda ... MANDIAMOLO A CASA!

Contemporaneamente dobbiamo cercare di iniziare un processo di AUTOGESTIONE degli spazi in grado di permettere di creare un minimo di reddito per i lavoratori e le lavoratrici della TRW, sfruttando tutta la fantasia e l'intraprendenza alternativa, basata sulla solidarietà e non sul profitto, di cui le classi sfruttate sono storicamente e tradizionalmente portatrici!

APRIAMO UNA CASSA DI RESISTENZA CITTADINA!

 E i fatti di Torino e Roma ci devono obbligare anche a organizzaci per difenderci dai pericoli di una eventuale stretta repressiva da parte del governo della Leopolda!
 
 
CHE SE NE VADANO TUTTI A CASA: GOVERNO, PADRONI, PARLAMENTARI  SERVI DEI SOLITI POTERI FORTI!
 
SCIOPERO GENERALE NAZIONALE DI 8 ORE!

FERMIAMO LIVORNO…FERMIAMO IL PAESE!
 

 
 

 
 
 
















 
 
 
 
 
 
 
 
   

giovedì 30 ottobre 2014

PRESENTAZIONE DEL LIBRO "LA MADRE DI TUTTE LE GUERRE" CON L'AUTORE ANTONIO MOSCATO


Mercoledì 5 Novembre a Carrara c/o il Circolo ARCI dei Baccanali, presentazione del libro "1914-1918, PRIMO CONFLITTO MONDIALE, LA MADRE DI TUTTE LE GUERRE", con l'autore Antonio Moscato. In conclusione (ore 20-20.30) cena sociale.
A seguire la locandina dell'iniziativa:
 
 
 
 
Il libro di Antonio Moscato, appena pubblicato dalle edizioni La. Co. Ri., conclude un percorso di informazione e formazione svolto nel quadro delle attività del Centro Studi Livio Maitan in collaborazione con diversi compagni e compagne di Sinistra Anticapitalista, a partire dai seminari torinesi dedicati ai 100 anni dalla Grande Guerra, con proiezioni cinematografiche e relazioni di Matteo Saudino, Marco Scavino, Gippò Mukendi Ngandu, Diego Giachetti, Diana Carminati (le relazioni possono essere ascoltate su questo sito)
 
Copie del libro possono essere richieste a:
 
Fra le molte ricostruzioni delle Prima Guerra Mondiale e delle sua cause, molto spazio viene dato all’attentato di Sarajevo presentato come causa della guerra. Giornalisti più o meno qualificati ricamano poi con tono divulgativo affermando perentoriamente che quella fu la causa di tutto, un attentato terroristico che scatenò l’ira violenta e aggressiva, insita negli uomini in generale, travolgendo nella guerra i civilissimi paesi europei. La guerra quindi come accidente, come deviazione irrazionale dal lieto procedere della civiltà, impulso scatenato via via da attentati terroristici, pazzi fanatici al potere, figure demoniache che invadono il tranquillo procedere della storia. Naturalmente non è questa la strada scelta dall’autore del libro il quale antepone all’interpretazione la considerazione dei fatti, cosa oggi non affatto scontata. L’attentato di Sarajevo è certo un fatto, ma se l’ultimatum austriaco alla Serbia diventò il detonatore del conflitto fu «semplicemente perché tutte le potenze interessate avevano già il colpo in canna». Le guerre balcaniche, suscitate negli anni precedenti dai vari appetiti capitalistici in quel settore, non furono affatto un episodio trascurabile ma premonitore di quanto poteva accadere.
 
Inoltre, altri “fatti” si erano accumulati in quegli anni: concorrenza interimperialista per i possedimenti coloniali e per le rotte commerciali, corsa sfrenata al riarmo accompagnata da una virulenta propaganda nazionalista; tutto contribuiva a creare un clima niente affatto rassicurante per gli amanti della pace che sembrava invece assicurata dal grado di “civiltà” raggiunta e presunta delle potenze europee. Così la Seconda Internazionale, da un lato chiamava allo sciopero generale in caso di conflitto in Europa, dall’altro confidava nelle capacità di mediazione diplomatica degli stati borghesi e tutt’al più prevedeva conflitti circoscritti e isolati (come ad esempio nei Balcani) o nelle colonie. Per altro, l’adozione della parola d’ordine sciopero generale in caso di guerra non andò oltre l’enunciazione di principio, nessun approfondimento strategico e tattico, nessuna preparazione organizzativa predisposta nei vari paesi in caso di conflitto. Certo, come sottolinea l’autore, correnti di pensiero interne alla Seconda Internazionale, in primo luogo Rosa Luxemburg, segnalavano il possibile sbocco verso un conflitto interimperialistico a breve termine, provocato dalla esasperata concorrenza mondiale capitalistica. Tuttavia ciò che lasciò stupefatti e increduli anche gli esponenti di minoranza dell’Internazionale fu non tanto lo scoppio della guerra, quanto la capitolazione patriottarda delle socialdemocrazie europee, in primo luogo quella tedesca, la più organizzata e forte. Lenin stesso, quando gli portarono i giornali tedeschi con la notizia che i socialdemocratici avevano votato a favore dei crediti di guerra, non volle crederci, «è una falsa notizia messa in circolazione ad opera della canaglia borghese tedesca». Dovette ricredersi subito.
 
In questo quadro generale l’autore analizza l’entrata e la partecipazione italiana alla guerra. Si sofferma sulle imprese coloniali in Eritrea, Somalia, e Libia, dedica attenzione al “salto” di alleanze dell’Italia: dalla Triplice Alleanza all’Intesa e al “golpe” strisciante, gestito dalla Corona, dai potentati economici, dalle gerarchie militari e da intellettuali che promossero la mobilitazione dell’opinione pubblica (il caso più esemplare è quello di Gabriele D’Annunzio), che rovesciò la maggioranza parlamentare e impose la guerra a un’opinione pubblica in buona parte neutralista. La guerra Italiana viene raccontata nei suoi vari aspetti umani e militari: offensive inutili e costosissime in termini di vite umane, disfatta di Caporetto, renitenze, diserzioni, corti marziali, decimazioni di soldati. Il 1917 è l’anno più impegnativo su tutti i fronti, anche perché quello che accade in Russia apre uno spiraglio: la fine della guerra mediante la rivoluzione.
 
Conclusa la guerra il discorso ritorna sul contesto europeo: i trattati di pace e i loro nefasti lasciti, la crisi economica e sociale che attraversa i vari paesi, vinti o vincitori che siano, l’introduzione, grazie all’esperienza della guerra, della violenza aggressiva e sistematica contro gli avversari politici, di cui i primi esponenti furono i fascisti italiani. Insomma, crollò subito il mito della guerra che avrebbe dovuto porre fine a tutte le guerre, col quale la propaganda aveva giustificato la guerra stessa. Non si conquistò affatto un mondo di pace, appena due decenni dopo, scoppiò la Seconda guerra mondiale. Allora iniziò il “secolo breve”, ma nessuno poteva ancora saperlo.
 
 
 



mercoledì 29 ottobre 2014

SOLIDARIETA' CON GLI OPERAI DELL'AST DI TERNI.

 
 
 
 
Pubblichiamo qui in primo piano il comunicato di Sinistra Anticapitalista dell’Umbria, a cui l’Esecutivo nazionale di Sinistra Anticapitalista si associa. Il tentativo di impedire con la violenza una pacifica manifestazione in difesa di centinaia di posti di lavoro esprime bene il carattere di classe del governo Renzi e la natura antioperaia delle forze dell’ “ordine”. Si rende sempre più urgente la indizione di un vero sciopero generale nazionale. E la giornata di oggi sarebbe stata la più adatta per proclamarlo, anche per rispondere alla repressione di piazza Indipendenza a Roma. In ogni caso lo sciopero regionale umbro va proclamato e farlo immediatamente sarebbe la migliore preparazione dell’azione nazionale.

Ora sciopero generale in Umbria

 
Comunicato di Sinistra Anticapitalista Umbria
 
La vergognosa aggressione degli operai delle acciaierie di Terni avvenuta a Roma mentre manifestavano pacificamente per difendere il loro posto di lavoro dalla richiesta dei padroni della Thyssen-Krupp di licenziare 537 lavoratori disvela il vero volto del Governo Renzi.
 
Infatti le botte, se qualcuno si era illuso o non aveva capito, sono la naturale prosecuzione delle politiche antioperaie di questo esecutico. Prima Renzi non è voluto andare a Terni a parlare con i lavoratori e le locali istituzioni come gli avevano ripetutamente chiesto, poi visto che lui non andava da loro sono andati loro da lui alla Leopolda rimanendo fuori tranne alla fine una piccola delegazione che ha potuto vederlo per poco tempo ed infine le mani promesse da Renzi sono state quelli dei poliziotti che li hanno picchiati. Tutto questo è coerente con chi prende soldi ed offre la platea al finanziere Serra che teorizza l’eliminazione degli scioperi e ha difficoltà ad incontrare persone che stanno per andare sul lastrico.
 
Sinistra Anticapitalista Umbria nell’esprimere la più totale solidarietà ai lavoratori dell’AST e di condivisione di tutte le forme di lotte che metteranno in essere per tutelare la difesa del loro posto di lavoro, che è e deve essere un diritto primario e reale di tutti e non solo qualcosa di scritto nella Costituzione Italiana, ritiene che le organizzazioni sindacali debbano promuovere rapidamente uno sciopero generale regionale dopo la riuscita di quello cittadino di Terni.
 
Infatti non muore solo Terni con i licenziamenti ma muore l’Umbria non solo per il PIL prodotto dalle acciaierie che è una parte importante della ricchezza di questa Regione e non solo ma anche per la storia di questa azienda che è strettamente legata a quella del movimento operaio umbro.
 
Se i licenziamenti passano alla Terni è un segnale per le tante multinazionali che operano in Umbria e per gli imprenditori locali.
 
Noi siamo e saremo sempre a fianco dei lavoratori contro le logiche del profitto e l’assenza di etica dell’impresa.
 
Siamo e saremo sempre contro i governi a cominciare da quello di Renzi che non solo di fatto sono sempre dalla parte delle imprese ma non hanno problemi ad ordinare l’uso della violenza fisica contro la manifestazione di legittime esigenze a cominciare dal diritto al lavoro.
 
Sinistra Anticapitalista Umbria

martedì 28 ottobre 2014

MASSA, MAGGIO 2010: UNA TESTIMONIANZA DI COME FORZA NUOVA RISPETTA I DIRITTI DELLE DONNE: "STUPRATELE, TANTO ABORTISCONO"

 
Riportiamo il video di un servizio dell'emittente locale Antenna 3 del  9 Maggio 2010.
 
Quel giorno, a Massa, l'amministrazione comunale di centro sinistra concesse a Forza Nuova la sala del Teatrino dei Servi per un iniziativa contro l'aborto e la RU486, conosciuta comunemente come la pillola del giorno dopo.
Un gruppo di donne intervenute criticamente durante il convegno contro l'intervento anti abortista di Roberto Fiore, padre di 11 figli e segretario della formazione di estrema destra, vengono aggredite verbalmente all'uscita della sala con insulti misogini del tipo "stupratele tutte, tanto abortiscono", pronunciati da altre donne, appartenenti all'organizzazione neo fascista. I giornalisti di Antenna 3 che tentano di riprendere la scena vengono violentemente spintonati: la telecamera viene lanciata a terra dai fascisti di FN.
Ecco il video:
 
 
 
Dopo poco più di un anno, il 13 Dicembre 2011, a Firenze, Gianluca Casseri, militante di Forza Nuova uccide a colpi di pistola i due lavoratori senegalesi Samb Modou e Diop Mor, e ne ferisce gravemente un terzo, Moustapha Dieng.
 
 
Per firmare l'appello a sostegno del compagno Franco Turigliatto, denunciato da Roberto Fiore per diffamazione, durante la campagna elettorale del 2008, perché aveva abbandonato lo studio di Porta a Porta per contestare la presenza del segretario di Forza Nuova, vai al link:    
 
 
 
 
 
 


venerdì 24 ottobre 2014

ATTACCO AI DIPENDENTI PUBBLICI:L'ENNESIMA PUNTATA VA IN SCENA AL COMUNE DI MASSA


 Riportiamo un comunicato del Sindacato è un'altra cosa - Opposizione CGIL Massa Carrara:
 
 

 


Il Sindacato è un'altra cosa – Opposizione CGIL” ritiene del tutto inaccettabile quanto espresso nella nota di indirizzo emessa dal Comune di Massa nei confronti dei propri dipendenti in ragione di un «funzionamento della macchina comunale spesso non rispondenti ai livelli di qualità richiesta e anzi di un suo perdurante stato di oggettiva inadeguatezza rispetto alle sfide di oggi» e che quindi, a dire dell’Amministrazione Comunale «non ha prodotto finora, nei fatti, quel salto di qualità che ci si aspettava».

Con un'astuta e bieca manovra tipicamente padronale, l’Amministrazione Comunale di Massa, degna epigone del Marchionne pensiero, dichiarando di perseguire un «salto di qualità» della macchina comunale, in realtà decide di imboccare l’autostrada della denigrazione del lavoro pubblico dipendente che da Brunetta in poi tutte le Amministrazioni centrali e locali hanno deciso di imboccare per nascondere la loro inadeguatezza politica e gestionale.

Ma pensando al «salto di qualità» della macchina amministrativa non è certo con la «tolleranza zero» che si persegue l’obiettivo, ed è un vero peccato che nessuno pensi mai alla soluzione, che nessuno si sieda al tavolino con i pubblici dipendenti cercando una soluzione alla questione, ascoltando le voci, le problematiche. Che nessuno mai tenga tenere minimamente conto delle varie riforme che hanno affossato la PA, della costante sottrazione di risorse, del mancato rinnovo dei contratti, dei carichi di lavoro, del bizantinismo delle norme, senza una critica al modello aziendalista degli obiettivi, alla farraginosità delle procedure con il loro riverbero nelle condizioni di lavoro, alla disomogeneità delle norme, ai repentini mutamenti e la mancanza di chiarezza nelle regole da applicare.

In tutto ciò la beffa è che il cittadino è convinto, dalla campagna mediatica e dalle scelte politiche come questa, che i pubblici dipendenti siano fannulloni, che tutto ciò che non funziona è esclusiva colpa dei lavoratori.

Occorre ribadire in maniera forte e chiara la volontà di non essere disposti a diventare il capro espiatorio ne della politica ne della rabbia sociale.  Di essere i primi a volere denunciare di essere vittime, nella doppia veste di cittadini e lavoratori. Di essere quelli che ci mettono la faccia ma di non essere disposti a pagare il prezzo di precise scelte politiche e di precise campagne mediatiche tese a scardinare nell’immaginario collettivo la dignità delle Pubbliche funzioni e lo smantellamento del concetto stesso di servizio pubblico.

Cambiamento non significa cancellazione dei diritti, nascondendosi dietro il paravento del’”inadeguatezza”, del’ “efficienza ed efficacia”, o del “così vuole ora l’Europa” o “il mercato”, o che è “una necessità perché non tutti possono godere degli stessi diritti”. In tal modo si propone un processo al contrario, quasi che il progresso corrisponda a far retrocedere tutti, invece di estendere i diritti a chi non ne gode.

Il vero cambiamento è impegnarsi a difendere il pubblico dalle aggressioni delle controriforme liberiste e autoritarie. Il vero cambiamento richiede verità di analisi per individuare non solo criticità e soluzioni ma anche avversari e sostenitori.

Non c'è altra alternativa all'ipotesi di organizzarsi e generalizzare le lotte con piattaforme e programmi avanzati in difesa del lavoro e dei servizi pubblici.

Non è mai troppo tardi nel decidere di cambiare le sorti della lotta di classe di questo paese.

ENRICO ROSSI ALL'ATTACCO DI QUEL CHE RESTA DEL SERVIZIO SANITARIO DELLA TOSCANA

Riportiamo un articolo di Sinistra Anticapitalista Livorno:




Enrico Rossi all'attacco di quel che resta del servizio sanitario pubblico della Toscana

Enrico Rossi ha deciso di aderire completamente alla linea di Renzi e di continuare a distruggere il sistema sanitario della Toscana.
 
Il suo progetto di ridurre da 16 a 3 la ASL su tutta la regione e di collegarle alle Università toscane,  consegnandole così alle baronie universitarie, oltre a portare a compimento un disegno strategico concepito e portato aventi da oltre venti anni in combutta con i potentati accademici, farà si che il sistema sanitario regionale si allontani sempre di più dal territorio e sia sempre più incentrato sulle pratiche ipertecnologiche. Si penalizza così, per quanto ancora è possibile farlo, la diffusione sul territorio di una sanità che possa essere vicina ai cittadini non solo nella fruizione ma anche nella programmazione.
 
Questo allontanamento dal territorio infliggerà inoltre un colpo micidiale alle pratiche preventive, mentre quelle riabilitative sono già oggi caratterizzate da un diffuso e maggioritario ricorso al privato.
 
Anche il progetto di istituire un super-ticket ai più abbienti è foriero di un'ulteriore distruzione del sistema sanitario pubblico e della sua universalità. E certo non diciamo questo per difendere le tasche dei ricchi. Già adesso infatti la situazione è tale per cui non solo i più abbienti, ma anche le fasce intermedie, trovano sempre più conveniente ricorrere direttamente al privato perchè questo permette loro di ottenere una prestazione in tempi più che adeguati rispetto alle liste di attesa quasi sempre improponibili del pubblico, spendendo la stessa cifra del ticket se non addirittura meno.
 
Con il super-ticket si aggrava ancora di più questa situazione, in quanto chi se lo può permettere, con ancora maggiore frequenza utilizzerà le strutture private che diventeranno sempre più meno onerose e più veloci, facendo contemporaneamente mancare al sistema pubblico importanti risorse. Il sistema privato verrà reso così sempre più competitivo e si creerà un sistema doppio e parallelo, dove il pubblico sarà sempre più ghettizzante, deprivato e depotenziato.
 
Pensiamo che non sfugga al presidente Rossi che questo aprirà quanto prima la strada all'ingresso in sanità delle assicurazione private, contraddicendo così uno dei principi fondamentali del nostro sistema sanitario nazionale concepito come universalistico oltre che nell'estensione anche nella qualità.
 
Fa poi tristemente sorridere la litania che che Rossi ripete ad ogni passo belle sue ultime dichiarazioni " ... i lavoratori dipendenti non devono essere colpiti..." . Pare strano che Rossi non sappia, o forse finge di non sapere, che i lavoratori della sanità sono già stati pesentemente colpiti dal blocco ultraquinquennale del contratto di lavoro che ha significato per loro la perdita di circa 400 € in media a testa mensili in busta paga, e che sono quotidianamente colpiti dai tagli al personale e dal blocco del turnover ( la mancata sostituzione di chi va in pensione ) che li costringe a svolgere lo stesso lavoro che prima si faceva magari in due, ad effettuare spesso turni doppi raddoppiati, a non poter usufruire delle ferie e a prestare la loro opera in servizi sempre più dequalificati e dequalificanti.
 
Le preoccupazione di Rossi per i lavoratori delle cooperative che rischiano di essere colpite da eventuali tagli bene evidenziano l'ipocrisia di colui che in questi anni è stato il maggior fautore dell'esternalizzazione dei servizi, incurante delle conseguenze salariali per questi lavoratori e della qualità dei servizi per i cittadini.
 
Sig. Presidente Rossi, si rassegni, con le misure da lei minacciate i lavoratori della sanità pubblica saranno sempre più penalizzati e purtroppo lo saranno anche i cittadini specialmente quelli appartenenti alle fasce più deboli.
20/10/2014
Sinistra Anticapitalista Livorno

giovedì 23 ottobre 2014

COMUNICATO SINDACATO E' UN'ALTRA COSA-OPPOSIZIONE CGIL MS SU MANIFESTAZIONE SINDACALE A MASSA

 
Riportiamo il comunicato del "Il sindacato è un'altra cosa"- Opposizione CGIL di Massa Carrara sui fatti avvenuti davanti al Comune di Massa durante la manifestazione sindacale di Mercoledì 22, in occasione dello sciopero provinciale della FIOM CGIL.



Da una parte lavoratrici e lavoratori pubblici e privati, studenti, precari, pensionate e pensionati, disoccupati, collettivamente consapevoli che solo riprendendo tra le mani il proprio destino e la propria condizione si possa difendere un'esistenza libera e dignitosa.
Dall'altra parte la politica della repressione sempre e in ogni luogo, il renzismo che fuori dalle ipocrite promesse dei salotti televisivi è consapevole che solo con la repressione può attuare i suoi progetti di impoverimento della condizione di tutti noi, umiliando il futuro e la speranza di questo Paese.
Oggi a Massa si è vista un'immagine esemplificatoria di come il PD intende governare il Paese.
Per la prima volta a memoria d'uomo, il Comune è stato chiuso in orario di apertura al pubblico per impedire che i manifestanti potessero accedere alle stanze dove si teneva l'incontro tra il Sindaco e alcuni rappresentanti sindacali.
Un incontro deludente da cui vengono riportate le lamentele del Sindaco di Massa per i tagli in corso senza nemmeno un accenno al fatto di essere espressione dello stesso Partito e della stessa linea di potere, quella del PD, che governa i medesimi tagli, che attua gli attacchi al lavoro, alla sanità, alle pensioni, alla scuola.
Risulta evidente che fuori dai compiacenti salotti televisivi domenicali, Renzi pensa di reprimere il dissenso con i manganelli e con la polizia.
Nel vuoto di pensiero di un uomo che non ha mai lavorato nella sua vita è questo che intende riservare ai lavoratori?
Ma nessuno di noi intende fermarsi.
Il Paese che il PD immagina non ci offre nulla, non offre lavoro dignitoso ai disoccupati e ai precari, non offre dignità ai lavoratori, non offre salute a chi si ammala, non offre futuro agli studenti e mentre offende i pensionati con la dilazione del pagamento della pensione, nega in futuro quella stessa pensione a tutti: non abbiamo nulla da perdere e un futuro da riconquistare.
Per questo motivo l'area “Il sindacato è un'altra cosa – Opposizione Cgil” continuerà ad essere presente e a lottare al fianco dei lavoratori e di tutti coloro che anche oggi erano in piazza.
A tutta la Cgil chiediamo di aprirsi a forme di lotta più incisive verso le controparti e meno onerose per i lavoratori, ma anche ad azioni di protesta e contestazione nei confronti di tutti i livelli istituzionali, anche locali quando, come oggi a Massa, non garantiscono l’agibilità democratica per l'espressione del dissenso.
Una cosa è certa: l'unità che oggi abbiamo visto in piazza tra lavoratrici e lavoratori pubblici e privati, studenti, precari, pensionate e pensionati, disoccupati, andrà mantenuta e sviluppata poichè è l'unica vera speranza di cambiamento.
 
“Il sindacato è un'altra cosa – Opposizione Cgil” Massa - Carrara


lunedì 20 ottobre 2014

APPELLO: NON CI PARLO COI FASCISTI !! SOLIDARIETA' A FRANCO TURIGLIATTO.

Franco Turigliatto, ex senatore e ora dirigente di Sinistra Anticapitalista, è sotto processo perché, nella campagna elettorale del 2008 aveva abbandonato lo studio di Porta a Porta per contestare la presenza di Roberto Fiore di Forza Nuova, partito che si richiama esplicitamente ai valori del Ventennio e che si inserisce nell'ondata reazionaria che investe l'Europa, dalla Francia alla Grecia, dall'Ungheria all'Ucraina.
 
Il leader della formazione di estrema destra non gradì le considerazioni politiche di Turigliatto e del suo partito e il loro richiamo alle norme della Costituzione che impediscono l'apologia del fascismo e la ricostituzione di partiti che si rifacciano a quelle pratiche politiche violente e xenofobe.
 
Sei anni dopo, con decreto penale richiesto dalla Procura di Roma, un Gip ha condannato la "diffamazione" di Turigliatto, senza nemmeno che Franco abbia saputo di essere stato denunciato, a una pena pecuniaria irricevibile sul piano politico.
 
Franco si è opposto alla condanna, così il 4 novembre, a Roma, inizierà finalmente il processo pubblico. Noi siamo solidali con Franco Turigliatto e con tutti coloro che, in Italia e in Europa, si battono contro l'aggressività delle formazioni di estrema destra.
 
 
L'antifascismo non si processa, è scritto nella Costituzione italiana!

Sinistra Anticapitalista chiede a quadri sindacali, intellettuali, strutture sociali, Anpi, ecc., di sostenere concretamente il compagno Franco Turigliatto, firmando questo appello.
 
 
 

VOLANTINO "CONTRO LA BUONA SCUOLA DI RENZI" DEL SINDACATO E' UN'ALTRA COSA-OPPOSIZIONE CGIL NELLA FLC-TOSCANA

Pubblichiamo il volantino contro la buona scuola di Renzi prodotto e diffuso ad iniziative ed assemblee da parte dei compagni del Sindacato è un altra cosa - opposizione nella FLC CGIL della Toscana.
 

 

VIDEO E VOLANTINO"DIFENDERE L'AMBIENTE,COLPIRE IL CAPITALISMO" DELLA MANIFESTAZIONE POST ALLUVIONE A GENOVA

 
 
Al link qua sotto puoi vedere il video delle interviste realizzato da Sinistra Anticapitalista Genova in occasione della manifestazione post alluvione contro le grandi opere di Sabato 18 Ottobre a Genova:

 
 
 
 
A seguire il volantino di Sinistra Anticapitalista Genova:
 

 


venerdì 17 ottobre 2014

GENOVA: IO NON RISCHIO: LOTTO

Dalle/dai compagne/i di Sinistra Anticapitalista Genova:
 
Sinistra Anticapitalista aderisce e invita a partecipare alla manifestazione di cittadini e volontari impegnati nell’alluvione, “IO NON RISCHIO: LOTTO”, organizzata a Genova per il prossimo sabato 18 ottobre promossa da “La meglio gioventù – solidarietà attiva alle zone alluvionate”.
 
L’appuntamento per la manifestazione è fissato per le ore 15.00, con partenza dal piazzale G. B. Resasco (di fronte al Cimitero di Staglieno) e corteo fino a piazza De Ferrari.
 
Per info vedere l’evento su facebook:
 
Stop alle grandi opere inutili e dannose.
No alla cementificazione, sì al risanamento territoriale e ambientale, sì alla messa in sicurezza del territorio.
 
Serve un grande piano nazionale di intervento pubblico, con il controllo delle popolazioni interessate, che affronti il degrado ambientale e il dissesto idrogeologico del territorio in così vaste e ampie zone del Paese. E’ questa la “grande opera” che vogliamo.
Le risorse finanziarie vanno prese laddove ci sono, a partire dall’enorme cifra (almeno 85 miliardi di Euro ogni anno) che si spende per pagare gli interessi sul debito pubblico a banche, fondi di investimento e speculazione finanziaria, dall’immensa evasione fiscale, dalla spesa per acquistare gli F-35 o per le “grandi opere”, ecc.
Il governo Renzi, invece, con il decreto “Sblocca Italia” e con il “Jobs Act”, vuole assicurare piena e incondizionata “libertà d’azione delle imprese”, cancellando vincoli ambientali e diritti e tutele sul lavoro.
A ciò si aggiungono inerzie e complicità di tante Amministrazioni locali, come nel caso della Regione Liguria e del Comune di Genova.
 
A seguire la locandina della manifestazione:
 
 

mercoledì 1 ottobre 2014

INTERVENTO DEL COMPAGNO ILDO FUSANI - SEMINARIO SINISTRA ANTICAPITALISTA BELLARIA: MARMO E APUANE: UN PIANO PER L'AMBIENTE


Video del intervento del compagno Ildo Fusani al Seminario Nazionale di Sinistra Anticapitalista, svoltosi a Bellaria dal 26 al 28 Settembre, durante il workshop "Di fronte al disastro ambientale, decrescita o ecosocialismo?"




 
 

martedì 30 settembre 2014

Marmo e Apuane: Un piano per L’Ambiente, il Marmo e la Montagna, contro l’escavazione di rapina








mercoledì 17 settembre 2014

Manifestazione di solidarietà con il popolo palestinese - Massa 13 Settembre

Sabato 13 Settembre a Massa, si è svolta una bella manifestazione in solidarietà con il popolo palestinese.
La manifestazione, organizzata dal Coordinamento Palestina Libera di La Spezia e Massa Carrara è stata costruita attraverso un percorso, iniziato all'indomani dell'ennesima aggressione da parte di Israele contro la popolazione della Striscia di Gaza, un percorso in cui una rete di associazioni, soggetti politici, fra cui anche Sinistra Anticapitalista, e singoli militanti hanno messo in piedi numerose iniziative di sensibilizzazione, flash mob, volantinaggi, mostre, prese di posizione pubbliche sul territorio. Al termine della manifestazione, importanti testimonianze sono arrivate attraverso collegamenti telefonici con la Striscia di Gaza e con la manifestazione antimilitarista in Sardegna.
Dietro lo striscione "Non c'è pace senza giustizia" hanno manifestato diverse centinaia di persone, a testimonianza del fatto che, dopo il cosi detto cessate il fuoco e la fine dell'operazione "Pilastro di Difesa", nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania il dramma che subisce la popolazione palestinese non ha tregua. Non finisce il blocco delle frontiere, che chiude la Striscia di Gaza in un enorme carcere a cielo aperto condannando i suoi abitanti ad una vita al limite della sopravvivenza, non finiscono le vessazioni, gli omicidi, gli arresti ai danni dei palestinesi da parte dell'IDF, non finisce il furto di territorio attuato anche attraverso gli insediamenti dei coloni; continua la politica sionista, razzista e imperialista dello Stato di Israele, il tentativo di sottomettere ed estromettere totalmente la popolazione araba dalla Palestina, con la partecipazione e il consenso degli USA e dei suoi alleati europei, compresa l'Italia.
 
A seguire alcune foto della manifestazione:
 

 

 
 

 
 
 
 

Comunicato sulla proposta di legge della Regione Toscana sulle cave



Sinistra Anticapitalista propone di respingere la nuova proposta di legge sulle cave e che il Comune affidi direttamente alle aziende locali che lavorano il marmo una parte della migliore produzione.


A molti, questa estate, era sembrato che la Giunta Regionale volesse dimostrare qualche disponibilità all’ascolto delle istanze provenienti dalla cittadinanza e noi, assieme ad altri, ci siamo dati da fare nel presentare osservazioni, proposte e suggerimenti; purtroppo l’illusione (non nostra) è stata di breve durata.

La nuova proposta di legge della Giunta Regionale infatti è stata per molti una vera e propria doccia fredda.

La transizione che doveva cessare nel 2004 arriverebbe almeno al 2035 e anche più avanti, in cambio di un generico e poco credibile impegno alla lavorazione in loco del 50% del materiale escavato.

Così la rendita parassitaria verrà legittimata per altri venti anni con la prosecuzione delle attuali autorizzazioni e sarà rimandata qualsiasi seria razionalizzazione, mantenendo gli attuali ambiti di cava che sono causa di spreco di risorse, di rischio per i lavoratori e di pericolo per la pubblica incolumità; basti pensare al rischio idraulico incombente sulla città che preoccupa ben più dell’impatto paesaggistico, anche se bisogna pur cominciare ad affermare che, anche in un bacino industriale come il nostro, il paesaggio deve trovare una sua tutela.

Inoltre la dichiarazione di appartenenza dei Beni Estimati al patrimonio indisponibile del comune, così come formulata nella proposta, appare assolutamente illegittima, quasi una presa in giro!

Infine solo a seguito della nostra decisa denuncia, seguita da quella di molte altre associazioni, si è rinunciato ad abrogare la legge regionale del "95, scelta che avrebbe riaperto le porte alle pretese proprietarie dei privati anche sugli agri marmiferi già riconquistati dal Comune nel 1994.

Certamente abbiamo contribuito a contenere un danno forse irreparabile, ma sarebbe stato criminale non prestarci ascolto!

A fronte di queste scelte e davanti alla crisi noi sosteniamo che della lavorazione del marmo nel territorio abbiamo bisogno ora, non che se ne cominci a parlare tra sette anni, forse per non farne niente.

E aggiungiamo che di razionalizzare le escavazioni, per limitare il rischio idraulico e per valorizzare il paesaggio, e di produrre meno detrito sprecando meno risorse ce ne è bisogno non da oggi ma da ieri, e non tra venti anni.

Questa proposta di legge va respinta e proponiamo in alternativa:

1) il passaggio dei marmi alla categoria delle miniere con dichiarazione di pubblica utilità e di interesse economico strategico dei marmi per la Regione Toscana;

2) la gestione pubblica della produzione di 150.000/200.000 tonn. di marmo provenienti da giacimenti di buona qualità per destinarne 2/3 alle aziende locali che lavorano il marmo per la produzione di prodotti di alta qualità.

Infatti solo la disponibilità di materiali di pregio da parte di un’azienda pubblica potrà dare forza alla filiera locale, dando priorità all’occupazione e al sistema economico locale invece che al profitto.

La rendita per sua natura, non tende all’investimento produttivo e il capitale valorizza solo se stesso andando dove più gli conviene; tra i suoi fini non c’è sicuramente il benessere dei cittadini che, invece, dovrebbe essere al primo posto per politici e amministratori.


venerdì 12 settembre 2014

Intervento del compagno ildo Fusani al convegno tenutosi a Carrara sul tema “Marmo Bene Comune”

   
Per Sinistra Anticapitalista la lotta e l’impegno per il riconoscimento della piena proprietà pubblica sugli agri marmiferi di Massa e di Carrara e su tutti i giacimenti di marmo delle Apuane e della Toscana si inseriscono in un più ampio orizzonte e in un programma che prevedono e perseguono l’abolizione dei vincoli del capitalismo e l’instaurazione di un nuovo rapporto degli uomini con la collettività, con il loro ambiente e la natura.
 
Pubblichiamo di seguito l’intervento del nostro compagno, Ildo Fusani, in occasione del convegno organizzato da Anpi e Fiap sul tema “Marmo Bene Comune” con le nostre prime osservazioni e proposte alternative alle scelte effettuate dalla Giunta Regionale della Toscana attraverso la proposta di legge sulle cave, approvata nel mese di agosto.
Noi lavoriamo affinché queste proposte possano inserirsi in un più ampio programma da costruirsi partendo dalla consapevolezza che qualsiasi progetto economico debba prioritariamente tenere di conto del suo impatto con la natura,con l’ambiente e con le collettività coinvolte.
 

 
Con un documento firmato da molti  cittadini, tra cui molti oggi qui presenti, l’ANPI e la FIAP hanno chiesto alla regione Toscana di disporre,  in applicazione dei poteri conferiti alle regioni dalla Costituzione Italiana, il passaggio di tutti i giacimenti marmiferi al patrimonio pubblico, come già hanno fatto altre regioni, mettendo fine ad una estenuante e infinita “fase di transizione”  durata quasi venti anni, durante i quali si è  perpetuata la rendita parassitaria e si è allargata la illegalità nel mondo del marmo.
Alla fine di giugno, dopo pochi mesi dall’approvazione della nuova legge regionale sugli  usi civici che  liquida ogni diritto civico collettivo esistente sulle cave di marmo e dopo l’approvazione del piano paesaggistico regionale, con la riconferma  che il Parco delle Apuane è un Parco delle Attività Estrattive e non un Parco Naturale, con il pessimismo della ragione Sinistra Anticapitalista aveva  sostenuto che “poiché non c’è due senza tre prevediamo  che la nuova legge sulle attività estrattive  invece di sancire una volta per tutte la proprietà pubblica dei giacimenti marmiferi, finirà con il riaprire le porte anche alle pretese proprietarie dei privati sugli agri marmiferi di Carrara”.
Ci era sembrato poi che qualche disponibilità all’ascolto delle istanze provenienti dalla cittadinanza la Giunta Regionale la volesse dimostrare e, con l’ottimismo della volontà, in molti ci siamo dati da fare nel presentare osservazioni, proposte e suggerimenti; purtroppo l’illusione è stata di breve durata.
La nuova proposta di legge della Giunta Regionale infatti si caratterizza per le seguenti scelte politiche:
1) la transizione che doveva cessare nel 2004 arriverebbe almeno al 2035. In cambio di un generico impegno alla lavorazione in loco del 50% del materiale escavato, impegno talmente poco esigibile  che, nella parte della proposta di legge relativa alle procedure di gara, l’impegno ad alimentare la filiera locale viene considerato solo marginalmente,  forse perché gli estensori della norma sono perfettamente consapevoli della debolezza giuridica di un obbligo così maldestramente previsto.
2) La dichiarazione di appartenenza dei Beni Estimati al patrimonio indisponibile del comune, così come formulata, appare assolutamente illegittima, in quanto le regioni hanno senza dubbio il potere di disporre l’appartenenza dei giacimenti minerari alla categoria delle cave oppure delle miniere, ma non quella di determinarne la natura, pubblica o privata, in base alla  definizione nominale e neppure alla  descrizione catastale del bene. Pur rendendomi conto delle conseguenze derivanti da questa affermazione, ritengo doveroso sostenerla con forza con l’intento di convincere il Consiglio Regionale, se davvero è convinto di acquisire al patrimonio pubblico i Beni Estimati, ad abbandonare una scelta tecnico-giuridica che porterebbe, quasi certamente, alla sconfitta.  
3) La razionalizzazione delle lavorazioni attraverso la individuazione di livelli territoriali ottimali per il rilascio delle concessioni viene rimandata di almeno venti anni, perché intanto verranno prorogati gli attuali ambiti di cava con conseguente spreco risorse, rischi per lavoratori e per la pubblica incolumità; basti pensare al rischio idraulico  incombente sulla città che preoccupa ben più dell’impatto paesaggistico, anche se bisogna pur riconoscere che, anche in un bacino industriale come il nostro, il paesaggio deve pur trovare una sua tutela.
4) La rendita parassitaria viene legittimata  per altri venti anni con la prosecuzione delle attuali autorizzazioni.
5) Almeno siamo stati ascoltati nella scelta di non abrogare la legge regionale 104/95, su cui si è pronunciata la corte costituzionale e che costituisce un pilastro fondamentale a sostegno dell’appartenenza degli agri marmiferi al patrimonio indisponibile dei comuni di Massa e di Carrara. Ci domandiamo se prima la nostra piccola organizzazione, Sinistra Anticapitalista, e poi altri dovessero gridare ai quattro venti questa elementare considerazione prima di essere ascoltati; in che modo ragionavano gli assessorati e l’ufficio legale della regione toscana? Teniamo conto anche del fatto che sarebbe stato criminale non ascoltare le nostre motivazioni.
A fronte di queste scelte noi sosteniamo che della trasformazione e della filiera abbiamo bisogno ora, non che se ne cominci a parlare tra sette anni, forse per non farne niente.
E aggiungiamo che di razionalizzare le escavazioni,  per limitare il rischio idraulico e per valorizzare il paesaggio, di produrre meno detrito sprecando meno risorse ce ne è bisogno non da oggi ma da ieri, e non tra venti anni.
Questa proposta di legge va respinta e, molto sinteticamente per andare a concludere, la nostra proposta principalmente consiste:
1) nel richiedere il passaggio dei marmi alla categoria delle miniere con dichiarazione di pubblica utilità e di interesse economico strategico dei marmi per la Regione Toscana;
2) nella gestione pubblica diretta della produzione di 150.000/200.000 tonn. di marmo provenienti da giacimenti di buona qualità per destinarne 2/3 alla lavorazione per prodotti di qualità da parte delle aziende locali di trasformazione.
Infatti solo la disponibilità di materiali di pregio da parte di un’azienda pubblica potrà dare forza alla filiera locale, dando priorità all’occupazione e al sistema economico locale invece che al profitto.
La rendita per sua natura, non tende all’investimento e il capitale valorizza solo se stesso andando dove più gli conviene; tra i suoi fini non c’è sicuramente il benessere dei cittadini che, invece, dovrebbe essere al primo posto per politici e amministratori.    
 6 settembre 2014