domenica 5 luglio 2015

OXI! GRECIA, QUEI NO CHE AIUTANO A CRESCERE DI CHECCINO ANTONINI









IL POPOLO GRECO CONSEGNA AI POPOLI EUROPEI UNA OPPORTUNITA' DI RIPRENDERE IN MANO IL PROPRIO DESTINO. I GRECI NON HANNO DATO A NESSUNO UNA DELEGA IN BIANCO; CHI SI ILLUDE CHE NEGOZIATI E TRATTATIVE, SENZA UNA LUNGA STAGIONE DI LOTTE, PORTINO A VERI RISULTATI NON AIUTA NE' LA GRECIA NE' I LAVORATORI E I POPOLI D'EUROPA. (Nostro commento)

Riportiamo l'articolo di Checchino Antonini uscito su PopOff Quotidiano:

Milioni di no al referendum in Grecia raccontano di un’altra Europa possibile. Un popolo ha bocciato l’austerity,  banchieri, Eurogruppo, xenofobia e liberismo.

OXI! Milioni di volte no alla Troika, la fontana rossa di Syntagma, la sera di luglio che si scioglie dolce nel sapore di una vittoria. Ad Atene e qui, ovunque ci sia qualcuno che resiste all’austerity, alla trappola del debito, alla violenza del neoliberismo.
Indigna un po’ l’incredibile sforzo retorico di chi, al soldo di padroni o partiti della miseria, si spertica a interpretare il voto evitando con cura di dire l’unica ragione per cui milioni di greci hanno detto che si può osare la speranza. Che la paura può essere vinta con la mobilitazione di lunga durata, con la nettezza delle parole d’ordine, con l’esercizio della democrazia, con un governo di sinistra.
Sia chiaro a tutti che hanno vinto i lavoratori e le lavoratrici della Grecia che non ne possono più di sacrifici, tagli al welfare, disoccupazione, precarietà, privatizzazione. Il futuro è tutto da scrivere in Grecia e anche qui. Ecco quello che ci insegna il risultato del referendum greco ma bisogna stare attenti agli incantatori di serpenti che da stasera ammiccheranno agli eventi greci per godere del cono di luce che ci arriva da Atene.
La vittoria è nell’onda lunga della mobilitazione popolare che ha sempre contrastato le violentissime politiche della Troika. La vittoria appartiene a chi lotta e non a ex comici milionari e razzisti, nemmeno ai renziani o a qualche ex sottosegretario del governo Letta “pentito”, meno che mai a chi ha governato e governa l’austerity “da sinistra” assieme al Pd o agli estremisti ambigui e parolai come gli stalinisti del Kke e le loro imitazioni in giro per il mondo.
E, per una volta, possiamo dire che stavolta ha vinto un po’ anche Popoff, tra i pochissimi a non credere al testa a testa tra sì e no.



giovedì 2 luglio 2015

VOLANTINO DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO GRECO - SI TOSCANA A SINISTRA MS



Riceviamo e pubblichiamo il volantino di Si Toscana a Sinistra Massa Carrara, scritto in occasione del presidio in solidarietà con il popolo greco che si terrà a Massa in Piazza Aranci, Venerdì 3 Luglio alle 21
 
 

 

martedì 30 giugno 2015

VOLANTINO: SOLIDARIETA' CON IL POPOLO GRECO, UN NO ALLA TROIKA



Riceviamo dal nazionale e pubblichiamo :


NO AL DIKTAT DELLA TROIKA, SOLIDARIETA' CON IL POPOLO GRECO. COMUNICATO DELLA 4° INTERNAZIONALE








Quarta Internazionale – 29 giugno 2015

L’annuncio da parte di Alexis Tsipras del referendum del prossimo 5 luglio, nel quale si chiederà agli elettori di respingere il progetto di accordo della troika è una buona notizia per il popolo greco e per tutte quelle e tutti quelli che in Europa combattono le politiche di austerità. Noi auspichiamo che il voto «NO» ai diktat europei esca massicciamente dalle urne domenica sera.
I dirigenti dell’Unione europea hanno dimostrato ancora una volta la loro volontà di farsi beffe dei diritti fondamentali del popolo greco tentando di imporre un accordo vergognoso. In più, osano dire che il governo greco ha oltrepassato la linea rossa per avere annunciato una consultazione popolare con un referendum. La sfida dei prossimi giorni in Grecia e in tutta l’Europa è cruciale. Tutte le forze del movimento operaio devono mobilitarsi in solidarietà di fronte all’attacco frontale lanciato contro il popolo greco. Per salvare le loro istituzioni reazionarie e le banche, i dirigenti europei della destra e della socialdemocrazia faranno di tutto per combattere la scelta del No da parte degli elettori greci e per tentare di costringere il governo Tsipras a capitolare o dimettersi.
 
Da sei mesi, gli obiettivi dell’UE e del FMI erano semplici: non potevano accettare che il governo greco non si piegasse alle loro esigenze, che non avesse capitolato applicando alla popolazione greca nuovi tagli sociali, una riforma delle pensioni e un aumento dell’IVA che colpisce i beni di consumo quotidiano e l’energia. Per i dirigenti europei è fuori discussione che un paese sfugga alla politica condotta dai capitalisti, dalle banche e dai governi che impongono alle popolazioni un’austerità illimitata. Per Merkel, Hollande, Lagarde e Junker era importante mostrare agli altri popoli dell’Europa che non c’è una politica alternativa, mostrare anche che, quali che siano le loro scelte elettorali nei loro rispettivi paesi, i diritti democratici si arrestano là dove inizia l’onnipotenza del sistema capitalista. Bisognava dunque fare capire al popolo greco che la scelta maggioritaria di un partito che rifiuta l’austerità può tradursi solo in una sconfitta o una capitolazione e che Tsipras dovrebbe o dimettersi o accettare un accordo vergognoso, al costo di spaccare il suo partito e allearsi con la socialdemocrazia e la destra.
 
Gli elettori greci, votando Syriza il 25 gennaio, hanno chiaramente manifestato il loro rifiuto dell’aumento della miseria e della disoccupazione che li ha colpiti dal 2010.
Un terzo della popolazione, due terzi dei pensionati vivono sotto la soglia di povertà, il 28% dei lavoratori, il 60% dei giovani sono disoccupati. È il risultato delle politiche imposte dai memorandum della troika, è a questa vita insostenibile che la popolazione greca ha voluto porre fine rifiutando i partiti che l’avevano portata a questo disastro.
Per sei mesi Tsipras ha perseguito un obiettivo impossibile: ottenere con l’UE, la BCE, il FMI un accordo che non sia sinonimo di nuove sofferenze per il popolo greco; pagare tutte le scadenze di rimborso del debito senza accrescere le politiche di austerità; rispettare gli impegni presi da Syriza verso gli elettori e quelli presi dai governi precedenti verso la troika. Il 20 febbraio, i dirigenti dell’Eurogruppo hanno creduto di avere vinto la partita quando Tsipras ha accettato un accordo che lo impegnava a nuove misure di austerità, dopo che ha dichiarato che avrebbe onorato tutte le scadenze di pagamento del debito verso la BCE e il FMI. In seguito, il governo greco ha manovrato con decisioni contraddittorie: gli impegni di ritorni al salario minimo di 750 euro e il ripristino dei contratti collettivi sono stati rimandati, la privatizzazione del porto del Pireo proseguita, ma il governo ha riaperto la ERT, la televisione pubblica greca, la cui chiusura sotto il governo Samaras aveva simboleggiato l’umiliazione imposta dalle banche europee e dall’UE. A marzo, il parlamento ha votato una legge contro la crisi umanitaria e un’altra sugli arretrati di pagamento delle imposte. Ma, di fronte alla crescente arroganza dei dirigenti europei, e tenendo conto la pressione popolare e la resistenza degli eletti e dei membri di Syriza, Tsipras non ha accettato le pretese della troika, in particolare la diminuzione delle pensioni e l’aumento dell’IVA.
 
Alla fine non è stato firmato alcun accordo tra  il governo greco e i suoi «creditori». Dopo vari negoziati abortiti, il 5 giugno, per la prima volta, il governo ha rifiutato di onorare la scadenza di pagamento di una rata di 300 milioni di euro al FMI, minacciando di non pagare la totalità delle scadenze di giugno (1,6 miliardi). La fine del mese di giugno era fissata come scadenza per il pagamento al FMI e per ottenere l’ultima rata del piano «di salvataggio», con il versamento dei 7,2 miliardi di euro, bloccata da 9 mesi dalla BCE.
 
Alla fine, Tsipras è stato indotto alla rottura per non accettare la capitolazione totale che Lagarde, Hollande, Merkel e Junker volevano imporgli.
L’annuncio del referendum è uno schiaffo in faccia ai governi e alle istituzioni dell’Unione europea. Nel novembre 2011, Sarkozy, Merkerl e Barroso avevano posto il loro veto al tentativo di Papandreu, il Primo ministro greco di allora, di organizzare un referendum per cercare di ottenere un sostegno politico alla sua capitolazione verso le pretese dell’UE. Oggi i dirigenti europei non hanno alcun mezzo per impedire una consultazione democratica che deve concludersi con un rifiuto dei nuovi diktat della troika.
 
Ora si apre un atto secondo.
In Grecia e in Europa, le forze politiche liberali di destra e di sinistra uniranno le loro forze per far sì che questo referendum non apra un nuovo corso politico in Grecia. Il governo greco era pronto a numerosi compromessi per non sopraggiungere al default e alla rottura. La Troika voleva soprattutto che l’accordo assumesse il significato politico di una capitolazione della Grecia davanti ai suoi creditori. La dinamica dei prossimi giorni può aprire un’altra via, quelle della rottura con le esigenze della Troika, la fine del pagamento del debito, quella dell’impegno radicale in direzione di una politica alternativa, di applicazione del programma grazie al quale Syriza è diventata maggioritaria. Questo, tuttavia, necessiterà di una larga mobilitazione unitaria delle forze del movimento operaio greco al fine di bloccare rapidamente i tentativi di sabotaggio che sono già cominciati. La pressione sul governo e il sistema bancario greco si accentuerà alla vigilia del referendum. Già, in questi ultimi giorni, il direttore della Banca centrale greca, già ministro di Samaras, ha fatto uscire un rapporto allarmistico con il solo obiettivo di accentuare la fuga dei capitali delle banche greche, mentre dal novembre 2014 al marzo 2015, più di 30 miliardi di euro sono già stati ritirati e che il montante complessivo delle grandi fortune, stimate oggi a più di 400 miliardi, è piazzata all’estero. Anche se non parla mai di nazionalizzazione del sistema bancario, il governo ha instaurato il controllo dei capitali.
La commissione d’Audit sul debito greco, incaricata dal Parlamento, ha reso pubblico il suo rapporto il 18 giugno, dimostrando il carattere illegittimo e odioso di questo debito insostenibile, evidenziando che meno del 10% dei prestiti di “salvataggio” sono andati alle spese correnti e che l’essenziale è servita alle banche tedesche e francesi a disimpegnarsi dai loro crediti contratti gli anni precedenti. 49 deputati di Syriza, a seguito di questo rapporto, si sono pronunciati a favore di un dibattito parlamentare per giungere al ripudio di gran parte di questo debito odioso e illegittimo. Nei prossimi giorni la posta in gioco sarà cruciale per la popolazione greca, per tutti quelle e quelli che in Europa subiscono l’austerità.
Dobbiamo costruire in tutta l’Europa un fronte di solidarietà con il popolo greco. Tutti i nostri colpi devono essere diretti contro i dirigenti dell’Unione europea e dei suoi governi che, con un senso acuto degli interessi dei capitalisti, temono che il popolo greco  sconfessi le loro politiche di disprezzo e di austerità, che sia un esempio per tutte le popolazioni lavoratrici dell’Unione europea. Temono anche che questo contesto si traduca in una ripresa della mobilitazione popolare in Grecia che renda ancora più difficili le manovre per ottenere o uno strangolamento del governo Tsipras o il suo rovesciamento. Come i recenti successi di Podemos nello Stato spagnolo, con l’elezione di sindaci anti austerità in molte delle principali città del paese, la situazione greca dimostra che l’esasperazione sociale può trovare in Europa una risposta politica diversa dalle ignobili soluzioni xenofobe e fasciste portate dall’estrema destra europea.
 
Per un NO massiccio alle pretese della troika domenica prossima.
Tutte e tutti al fianco del popolo greco!
 
29 giugno 2015
Segretariato dell’Ufficio esecutivo della IV Internazionale.

venerdì 29 maggio 2015

COMUNICATO DI GIULIO MARCHI (PRC) E ILDO FUSANI (SINISTRA ANTICAPITALISTA) A SOSTEGNO DELLE CANDIDATURE DI DANIELE ORSINI E VANESSA BOTTI-LISTA SI TOSCANA A SINISTRA






Comunicato congiunto di Giulio Marchi*  (Rifondazione Comunista) e Ildo Fusani* (Sinistra Anticapitalista), a sostegno delle candidature di Daniele Orsini e Vanessa Botti nella lista SI’ TOSCANA A SINISTRA/Tommaso Fattori Presidente.
Il documento costituisce un primo passaggio di un percorso ambizioso che, nei prossimi mesi, viene proposto a quanti vogliono impegnarsi, a Carrara, per la riappropriazione del marmo e dei beni comuni da parte dei cittadini e contro il progressivo smantellamento dello stato sociale.
 
 
L’alleanza Renzi-Rossi sancisce una volta per tutte il chiudersi  di una fase che ancora vedeva in Toscana il  tentativo di coniugare le politiche dell’austerity con il parziale mantenimento delle conquiste sociali che il movimento operaio e le lotte della sinistra avevano acquisito nel corso degli ultimi cinquant’anni.
L’esito di questa fase, testimoniato   dalle più recenti scelte del Presidente Enrico Rossi e della sua maggioranza, è stato quello di una completa omologazione politica e culturale alle scelte nazionali ed europee
Di fronte ad una politica sempre più subalterna alla grande finanza, occorre ribaltare le priorità, tornando al primato di una politica che sia capace di svolgere una funzione di riequilibrio tra forti e deboli, tra l’interesse individuale e quello generale.
La presentazione della lista “SI’ Toscana a Sinistra” e la candidatura di Tommaso Fattori alla Presidenza della Regione costituiscono un primo passo nella costruzione di una nuova e duratura esperienza politica che, erede della migliore tradizione della sinistra, possa e sappia confrontarsi con i problemi epocali che investono l’intera società e che colpiscono i settori più deboli e indifesi.
Inoltre, a livello locale, la marea restauratrice che cerca di nascondersi dietro la maschera riformista, sta ormai condizionando le amministrazioni locali al punto per cui anche la semplice difesa delle conquiste sociali e civili più elementari, richiede una esplicita politica di contrasto delle politiche centrali, direttamente mutuate dalla BCE e dal FMI.
Queste politiche mirano, tra l’altro, ad indebolire la democrazia rendendo sempre meno credibile l’istituto della rappresentanza, mortificandone credibilità ed autorevolezza, a partire dalle scelte d’area vasta che svuotano di sostanza l’idea stessa di autonomia locale, sottraendo ai comuni non solo la gestione diretta di servizi e risorse fondamentali, ma anche effettive possibilità di controllo.
A Carrara, in particolare, il Partito della Rifondazione Comunista e Sinistra Anticapitalista che per ricostruire una prospettiva di rinascita per la città di Carrara e ristabilire un legame di fiducia tra il Comune e la popolazione, a queste tematiche di carattere generale debba aggiungersi il tema di un corretto rapporto della città con la risorsa marmo e con la montagna che la custodisce.
Le Apuane e, in particolare, la montagna carrarese con i loro giacimenti marmiferi costituiscono un ambito territoriale, paesaggistico ed economico che richiede un progetto globale, finalizzato alla valorizzazione delle sue ricchezze naturali e dei saperi delle sue popolazioni, attraverso un processo partecipativo di cittadinanza che superi l’attuale e insostenibile sfruttamento della montagna e del bene comune che favorisce soltanto una ristretta cerchia di imprese monopolistiche del marmo e del carbonato di calcio.
La piena e completa acquisizione dei giacimenti marmiferi al patrimonio pubblico indisponibile  e la gestione diretta  di una parte del marmo, da destinare alle  produzioni più innovative e alle lavorazioni artistiche, costituiscono i principali strumenti per una radicale riconversione del modello di sviluppo locale.
Proprietà pubblica e controllo pubblico della risorsa,  partecipazione attiva della cittadinanza alla gestione del bene comune, tutela e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio costituiscono gli assi su cui Sinistra Anticapitalista e Rifondazione Comunista intendono confrontarsi assieme a quanti  si battono, anche a Carrara, per la riappropriazione dei beni comuni da parte dei cittadini e contro il progressivo smantellamento dello stato sociale.
La comune partecipazione alla lista “SI’ Toscana a Sinistra”, il sostegno a Tommaso Fattori e la presentazione nel collegio di Massa-Carrara dei nostri due candidati, Daniele Orsini e Vanessa Botti, costituiscono un primo passaggio di un percorso di confronto ambizioso che, nei prossimi mesi, intendiamo condividere con quanti si riconoscono in queste premesse.
  
*Giulio Marchi è segretario della federazione di Massa-Carrara del PRC
 
*Ildo Fusani è componente del Coordinamento Nazionale di Sinistra Anticapitalista