Riportiamo un comunicato del Sindacato è un'altra cosa - Opposizione CGIL Massa Carrara:
“Il
Sindacato è un'altra cosa – Opposizione CGIL”
ritiene del tutto inaccettabile quanto espresso nella nota di
indirizzo emessa dal Comune di Massa nei confronti dei propri
dipendenti in ragione di un «funzionamento della macchina
comunale spesso non rispondenti ai livelli di qualità
richiesta e anzi di un suo perdurante stato di oggettiva
inadeguatezza rispetto alle sfide di oggi» e che quindi, a
dire dell’Amministrazione Comunale «non ha prodotto finora,
nei fatti, quel salto di qualità che ci si aspettava».
Con
un'astuta e bieca manovra tipicamente padronale, l’Amministrazione
Comunale di Massa, degna epigone del Marchionne pensiero,
dichiarando di perseguire un «salto di qualità»
della macchina comunale, in realtà decide di imboccare
l’autostrada della denigrazione del lavoro pubblico dipendente che
da Brunetta in poi tutte le Amministrazioni centrali e locali hanno
deciso di imboccare per nascondere la loro inadeguatezza politica e
gestionale.
Ma
pensando al «salto di qualità» della macchina
amministrativa non è certo con la «tolleranza zero»
che si persegue l’obiettivo, ed è un vero peccato che
nessuno pensi mai alla soluzione, che nessuno si sieda al tavolino
con i pubblici dipendenti cercando una soluzione alla questione,
ascoltando le voci, le problematiche. Che nessuno mai tenga tenere
minimamente conto delle varie riforme che hanno affossato la PA,
della costante sottrazione di risorse, del mancato rinnovo dei
contratti, dei carichi di lavoro, del bizantinismo delle norme, senza
una critica al modello aziendalista degli obiettivi, alla
farraginosità delle procedure con il loro riverbero nelle
condizioni di lavoro, alla disomogeneità delle norme, ai
repentini mutamenti e la mancanza di chiarezza nelle regole da
applicare.
In
tutto ciò la beffa è che il cittadino è
convinto, dalla campagna mediatica e dalle scelte politiche come
questa, che i pubblici dipendenti siano fannulloni, che tutto ciò
che non funziona è esclusiva colpa dei lavoratori.
Occorre
ribadire in maniera forte e chiara la volontà di non essere
disposti a diventare il capro espiatorio ne della politica ne della
rabbia sociale. Di essere i primi a volere denunciare di essere
vittime, nella doppia veste di cittadini e lavoratori. Di essere
quelli che ci mettono la faccia ma di non essere disposti a pagare il
prezzo di precise scelte politiche e di precise campagne mediatiche
tese a scardinare nell’immaginario collettivo la dignità
delle Pubbliche funzioni e lo smantellamento del concetto stesso di
servizio pubblico.
Cambiamento
non significa cancellazione dei diritti, nascondendosi dietro il
paravento del’”inadeguatezza”, del’ “efficienza ed
efficacia”, o del “così vuole ora l’Europa” o “il
mercato”, o che è “una necessità perché non
tutti possono godere degli stessi diritti”. In tal modo si propone
un processo al contrario, quasi che il progresso corrisponda a far
retrocedere tutti, invece di estendere i diritti a chi non ne gode.
Il
vero cambiamento è impegnarsi a difendere il pubblico dalle
aggressioni delle controriforme liberiste e autoritarie.
Il vero cambiamento richiede verità di analisi per individuare
non solo criticità e soluzioni ma anche avversari e
sostenitori.
Non
c'è altra alternativa all'ipotesi di organizzarsi e
generalizzare le lotte con piattaforme e programmi avanzati in difesa
del lavoro e dei servizi pubblici.
Non
è mai troppo tardi nel decidere di cambiare le sorti della
lotta di classe di questo paese.
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