Riceviamo e pubblichiamo questo documento de "Il sindacato è un'altra cosa - opposizione CGIL Massa Carrara"
La piattaforma di
agitazione territoriale proclamata da CGIL, CISL e UIL sulle
questioni del lavoro in Provincia di Massa Carrara è, a nostro
giudizio, inadeguata e insufficiente. La segreteria provinciale della
CGIL vi ha aderito escludendo i vari passaggi di verifica negli
organismi interni e una consultazione democratica fra i lavoratori,
secondo noi fondamentale: chiediamo per questo la convocazione da
parte di CGIL, CISL e UIL di assemblee territoriali dei lavoratori
dove si avvii una discussione in merito.
Le nostre
considerazioni sul documento.
E' vero che l'economia
del nostro territorio ha subito maggiormente gli effetti della crisi,
venendo da una situazione più arretrata e in perdita, ma non
si può pensare di rivendicare la creazione di posti di lavoro,
un sostegno al reddito, un piano di sviluppo economico ed industriale
solo sul livello locale. Si rischia di creare competizione fra le
varie vertenze territoriali: la strada più adeguata sarebbe
quella di dare continuità alla mobilitazione sindacale contro
il job act e le politiche di austerità del governo Renzi,
malamente interrotta dai gruppi dirigenti sindacali confederali dopo
lo sciopero generale del 12 Dicembre di CGIL e UIL, e che, nello
scorso autunno, ha favorito una ripresa del protagonismo delle
lavoratrici e dei lavoratori nel nostro paese.
In piena continuità
con la logica della “concertazione” al ribasso, si pone
l'incentivo economico all'impresa come soluzione alla crisi
occupazionale e produttiva: si parla di “soldi pubblici statali che
servirebbero a rendere più attraente per gli investitori la
zona industriale”, di “forme di premialità” per le
imprese marmifere che trasformano il prodotto in loco, senza nemmeno
considerare la possibilità di creare, attraverso questi fondi,
lavoro direttamente controllato dallo stato o dagli enti locali.
Sulle questioni
territoriali specifiche si nota una posizione decisamente
contraddittoria: si afferma la necessità di un risanamento
idrogeologico ma allo stesso tempo anche l'ampliamento del porto
commerciale e la realizzazione del waterfront, cioè
l'ulteriore cementificazione del fascia costiera, causa determinante
delle alluvioni. Manca inoltre un riferimento ad uno sfruttamento
sostenibile dei bacini marmiferi, e più in generale un
ragionamento sulle politiche ambientali.
La nostra proposta:
E' necessario promuovere
una vertenza territoriale adeguata nei confronti degli Enti locali
che metta sullo stesso piano le rivendicazioni per il lavoro e quelle
ambientali chiedendo:
- il blocco di qualsiasi nuova edificazione a Carrara, nei pressi del Carrione, a Villa Ceci e a Battilana, investendo sul recupero dell'esistente e creando lavoro legato alla cura del territorio e al recupero di condizioni ambientali dignitose;
- una razionalizzazione degli spazi all'interno del porto commerciale esistente, evitando di cementificare ulteriormente il litorale, anche con la costruzione di opere inutili come il waterfront;
- lo spostamento di tutte le attività incompatibili dalle sponde dei torrenti alle zone industriali e artigianali;
- la messa in sicurezza dei bacini marmiferi e il contingentamento delle escavazioni, il raddoppio delle entrate dei canoni delle cave da destinarsi a lavori di contenimento del rischio idraulico e alla messa a norma di tutti gli edifici pubblici, a partire dagli asili e dalle scuole;
- la destinazione delle risorse di bilancio a questi interventi anteponendoli a qualsiasi altra destinazione non finalizzata a garantire servizi fondamentali e indispensabili;
- una bonifica della falda acquifera e un recupero delle aree industriali, pretendendo che a pagarla siano quelle aziende che hanno inquinato il territorio.
Queste rivendicazioni,
unitamente all'obbligo per le imprese di lavorare il marmo in loco, e
a una mobilitazione nazionale contro il governo Renzi, possono
veramente dare sicurezza e un po' di lavoro a questo territorio.
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