martedì 30 settembre 2014

Marmo e Apuane: Un piano per L’Ambiente, il Marmo e la Montagna, contro l’escavazione di rapina








mercoledì 17 settembre 2014

Manifestazione di solidarietà con il popolo palestinese - Massa 13 Settembre

Sabato 13 Settembre a Massa, si è svolta una bella manifestazione in solidarietà con il popolo palestinese.
La manifestazione, organizzata dal Coordinamento Palestina Libera di La Spezia e Massa Carrara è stata costruita attraverso un percorso, iniziato all'indomani dell'ennesima aggressione da parte di Israele contro la popolazione della Striscia di Gaza, un percorso in cui una rete di associazioni, soggetti politici, fra cui anche Sinistra Anticapitalista, e singoli militanti hanno messo in piedi numerose iniziative di sensibilizzazione, flash mob, volantinaggi, mostre, prese di posizione pubbliche sul territorio. Al termine della manifestazione, importanti testimonianze sono arrivate attraverso collegamenti telefonici con la Striscia di Gaza e con la manifestazione antimilitarista in Sardegna.
Dietro lo striscione "Non c'è pace senza giustizia" hanno manifestato diverse centinaia di persone, a testimonianza del fatto che, dopo il cosi detto cessate il fuoco e la fine dell'operazione "Pilastro di Difesa", nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania il dramma che subisce la popolazione palestinese non ha tregua. Non finisce il blocco delle frontiere, che chiude la Striscia di Gaza in un enorme carcere a cielo aperto condannando i suoi abitanti ad una vita al limite della sopravvivenza, non finiscono le vessazioni, gli omicidi, gli arresti ai danni dei palestinesi da parte dell'IDF, non finisce il furto di territorio attuato anche attraverso gli insediamenti dei coloni; continua la politica sionista, razzista e imperialista dello Stato di Israele, il tentativo di sottomettere ed estromettere totalmente la popolazione araba dalla Palestina, con la partecipazione e il consenso degli USA e dei suoi alleati europei, compresa l'Italia.
 
A seguire alcune foto della manifestazione:
 

 

 
 

 
 
 
 

Comunicato sulla proposta di legge della Regione Toscana sulle cave



Sinistra Anticapitalista propone di respingere la nuova proposta di legge sulle cave e che il Comune affidi direttamente alle aziende locali che lavorano il marmo una parte della migliore produzione.


A molti, questa estate, era sembrato che la Giunta Regionale volesse dimostrare qualche disponibilità all’ascolto delle istanze provenienti dalla cittadinanza e noi, assieme ad altri, ci siamo dati da fare nel presentare osservazioni, proposte e suggerimenti; purtroppo l’illusione (non nostra) è stata di breve durata.

La nuova proposta di legge della Giunta Regionale infatti è stata per molti una vera e propria doccia fredda.

La transizione che doveva cessare nel 2004 arriverebbe almeno al 2035 e anche più avanti, in cambio di un generico e poco credibile impegno alla lavorazione in loco del 50% del materiale escavato.

Così la rendita parassitaria verrà legittimata per altri venti anni con la prosecuzione delle attuali autorizzazioni e sarà rimandata qualsiasi seria razionalizzazione, mantenendo gli attuali ambiti di cava che sono causa di spreco di risorse, di rischio per i lavoratori e di pericolo per la pubblica incolumità; basti pensare al rischio idraulico incombente sulla città che preoccupa ben più dell’impatto paesaggistico, anche se bisogna pur cominciare ad affermare che, anche in un bacino industriale come il nostro, il paesaggio deve trovare una sua tutela.

Inoltre la dichiarazione di appartenenza dei Beni Estimati al patrimonio indisponibile del comune, così come formulata nella proposta, appare assolutamente illegittima, quasi una presa in giro!

Infine solo a seguito della nostra decisa denuncia, seguita da quella di molte altre associazioni, si è rinunciato ad abrogare la legge regionale del "95, scelta che avrebbe riaperto le porte alle pretese proprietarie dei privati anche sugli agri marmiferi già riconquistati dal Comune nel 1994.

Certamente abbiamo contribuito a contenere un danno forse irreparabile, ma sarebbe stato criminale non prestarci ascolto!

A fronte di queste scelte e davanti alla crisi noi sosteniamo che della lavorazione del marmo nel territorio abbiamo bisogno ora, non che se ne cominci a parlare tra sette anni, forse per non farne niente.

E aggiungiamo che di razionalizzare le escavazioni, per limitare il rischio idraulico e per valorizzare il paesaggio, e di produrre meno detrito sprecando meno risorse ce ne è bisogno non da oggi ma da ieri, e non tra venti anni.

Questa proposta di legge va respinta e proponiamo in alternativa:

1) il passaggio dei marmi alla categoria delle miniere con dichiarazione di pubblica utilità e di interesse economico strategico dei marmi per la Regione Toscana;

2) la gestione pubblica della produzione di 150.000/200.000 tonn. di marmo provenienti da giacimenti di buona qualità per destinarne 2/3 alle aziende locali che lavorano il marmo per la produzione di prodotti di alta qualità.

Infatti solo la disponibilità di materiali di pregio da parte di un’azienda pubblica potrà dare forza alla filiera locale, dando priorità all’occupazione e al sistema economico locale invece che al profitto.

La rendita per sua natura, non tende all’investimento produttivo e il capitale valorizza solo se stesso andando dove più gli conviene; tra i suoi fini non c’è sicuramente il benessere dei cittadini che, invece, dovrebbe essere al primo posto per politici e amministratori.


venerdì 12 settembre 2014

Intervento del compagno ildo Fusani al convegno tenutosi a Carrara sul tema “Marmo Bene Comune”

   
Per Sinistra Anticapitalista la lotta e l’impegno per il riconoscimento della piena proprietà pubblica sugli agri marmiferi di Massa e di Carrara e su tutti i giacimenti di marmo delle Apuane e della Toscana si inseriscono in un più ampio orizzonte e in un programma che prevedono e perseguono l’abolizione dei vincoli del capitalismo e l’instaurazione di un nuovo rapporto degli uomini con la collettività, con il loro ambiente e la natura.
 
Pubblichiamo di seguito l’intervento del nostro compagno, Ildo Fusani, in occasione del convegno organizzato da Anpi e Fiap sul tema “Marmo Bene Comune” con le nostre prime osservazioni e proposte alternative alle scelte effettuate dalla Giunta Regionale della Toscana attraverso la proposta di legge sulle cave, approvata nel mese di agosto.
Noi lavoriamo affinché queste proposte possano inserirsi in un più ampio programma da costruirsi partendo dalla consapevolezza che qualsiasi progetto economico debba prioritariamente tenere di conto del suo impatto con la natura,con l’ambiente e con le collettività coinvolte.
 

 
Con un documento firmato da molti  cittadini, tra cui molti oggi qui presenti, l’ANPI e la FIAP hanno chiesto alla regione Toscana di disporre,  in applicazione dei poteri conferiti alle regioni dalla Costituzione Italiana, il passaggio di tutti i giacimenti marmiferi al patrimonio pubblico, come già hanno fatto altre regioni, mettendo fine ad una estenuante e infinita “fase di transizione”  durata quasi venti anni, durante i quali si è  perpetuata la rendita parassitaria e si è allargata la illegalità nel mondo del marmo.
Alla fine di giugno, dopo pochi mesi dall’approvazione della nuova legge regionale sugli  usi civici che  liquida ogni diritto civico collettivo esistente sulle cave di marmo e dopo l’approvazione del piano paesaggistico regionale, con la riconferma  che il Parco delle Apuane è un Parco delle Attività Estrattive e non un Parco Naturale, con il pessimismo della ragione Sinistra Anticapitalista aveva  sostenuto che “poiché non c’è due senza tre prevediamo  che la nuova legge sulle attività estrattive  invece di sancire una volta per tutte la proprietà pubblica dei giacimenti marmiferi, finirà con il riaprire le porte anche alle pretese proprietarie dei privati sugli agri marmiferi di Carrara”.
Ci era sembrato poi che qualche disponibilità all’ascolto delle istanze provenienti dalla cittadinanza la Giunta Regionale la volesse dimostrare e, con l’ottimismo della volontà, in molti ci siamo dati da fare nel presentare osservazioni, proposte e suggerimenti; purtroppo l’illusione è stata di breve durata.
La nuova proposta di legge della Giunta Regionale infatti si caratterizza per le seguenti scelte politiche:
1) la transizione che doveva cessare nel 2004 arriverebbe almeno al 2035. In cambio di un generico impegno alla lavorazione in loco del 50% del materiale escavato, impegno talmente poco esigibile  che, nella parte della proposta di legge relativa alle procedure di gara, l’impegno ad alimentare la filiera locale viene considerato solo marginalmente,  forse perché gli estensori della norma sono perfettamente consapevoli della debolezza giuridica di un obbligo così maldestramente previsto.
2) La dichiarazione di appartenenza dei Beni Estimati al patrimonio indisponibile del comune, così come formulata, appare assolutamente illegittima, in quanto le regioni hanno senza dubbio il potere di disporre l’appartenenza dei giacimenti minerari alla categoria delle cave oppure delle miniere, ma non quella di determinarne la natura, pubblica o privata, in base alla  definizione nominale e neppure alla  descrizione catastale del bene. Pur rendendomi conto delle conseguenze derivanti da questa affermazione, ritengo doveroso sostenerla con forza con l’intento di convincere il Consiglio Regionale, se davvero è convinto di acquisire al patrimonio pubblico i Beni Estimati, ad abbandonare una scelta tecnico-giuridica che porterebbe, quasi certamente, alla sconfitta.  
3) La razionalizzazione delle lavorazioni attraverso la individuazione di livelli territoriali ottimali per il rilascio delle concessioni viene rimandata di almeno venti anni, perché intanto verranno prorogati gli attuali ambiti di cava con conseguente spreco risorse, rischi per lavoratori e per la pubblica incolumità; basti pensare al rischio idraulico  incombente sulla città che preoccupa ben più dell’impatto paesaggistico, anche se bisogna pur riconoscere che, anche in un bacino industriale come il nostro, il paesaggio deve pur trovare una sua tutela.
4) La rendita parassitaria viene legittimata  per altri venti anni con la prosecuzione delle attuali autorizzazioni.
5) Almeno siamo stati ascoltati nella scelta di non abrogare la legge regionale 104/95, su cui si è pronunciata la corte costituzionale e che costituisce un pilastro fondamentale a sostegno dell’appartenenza degli agri marmiferi al patrimonio indisponibile dei comuni di Massa e di Carrara. Ci domandiamo se prima la nostra piccola organizzazione, Sinistra Anticapitalista, e poi altri dovessero gridare ai quattro venti questa elementare considerazione prima di essere ascoltati; in che modo ragionavano gli assessorati e l’ufficio legale della regione toscana? Teniamo conto anche del fatto che sarebbe stato criminale non ascoltare le nostre motivazioni.
A fronte di queste scelte noi sosteniamo che della trasformazione e della filiera abbiamo bisogno ora, non che se ne cominci a parlare tra sette anni, forse per non farne niente.
E aggiungiamo che di razionalizzare le escavazioni,  per limitare il rischio idraulico e per valorizzare il paesaggio, di produrre meno detrito sprecando meno risorse ce ne è bisogno non da oggi ma da ieri, e non tra venti anni.
Questa proposta di legge va respinta e, molto sinteticamente per andare a concludere, la nostra proposta principalmente consiste:
1) nel richiedere il passaggio dei marmi alla categoria delle miniere con dichiarazione di pubblica utilità e di interesse economico strategico dei marmi per la Regione Toscana;
2) nella gestione pubblica diretta della produzione di 150.000/200.000 tonn. di marmo provenienti da giacimenti di buona qualità per destinarne 2/3 alla lavorazione per prodotti di qualità da parte delle aziende locali di trasformazione.
Infatti solo la disponibilità di materiali di pregio da parte di un’azienda pubblica potrà dare forza alla filiera locale, dando priorità all’occupazione e al sistema economico locale invece che al profitto.
La rendita per sua natura, non tende all’investimento e il capitale valorizza solo se stesso andando dove più gli conviene; tra i suoi fini non c’è sicuramente il benessere dei cittadini che, invece, dovrebbe essere al primo posto per politici e amministratori.    
 6 settembre 2014

giovedì 11 settembre 2014

MANIFESTAZIONE IN SOLIDARIETA' CON IL POPOLO PALESTINESE, CONTRO L'AGGRESSIONE COLONIALISTA DI ISRAELE: "NON C'E' PACE SENZA GIUSTIZIA" - COORDINAMENTO PALESTINA LIBERA LA SPEZIA E MASSA CARRARA

 
 
Segnaliamo un importantissima manifestazione organizzata dal Coordinamento Palestina Libera La Spezia e Massa Carrara
 
 
 

 
NON C'E' PACE SENZA GIUSTIZIA

MANIFESTAZIONE A MASSA SABATO 13 SETTEMBRE

Concentramento in Piazza IV Novembre (Piazza Stazione FFSS) (Massa) alle ore 
17.00. Chiusura in Largo Matteotti (ex-piazza corriere) ore 19.00 con interventi e collegamenti da Gaza.

La fine del sionismo, della pulizia etnica, dell'occupazione del suolo di Palestina, del colonialismo, la cessazione perpetua e definitiva dei bombardamenti, la fine di ogni aggressione da parte di Israele sono l'unico avvenire possibile per questa terra che da decenni non conosce altro che guerra, violenza, aggressione e occupazione illegittima.
I diritti del Popolo palestinese sono il solo avvenire possibile per gli stessi Israeliani.
La libertà dei palestinesi è l'unico futuro possibile per il mondo intero.
Noi siamo parte di questo mondo e intendiamo far sentire fino in fondo la nostra voce.
I bombardamenti che dall'8 luglio 2014 hanno martoriato il popolo di Gaza hanno fatto più di 2000 morti, per la stragrande maggioranza popolazione civile e tra loro tanti, tantissimi bambini.
Ma questa strage è solo il più recente dei capitoli di una terribile tragedia.
La morte del nostro fratello e amico Simone Camilli, il video-reporter italiano ucciso a Gaza durante la tregua da un missile israeliano non esploso, mentre realizzava un video indipendente sulle condizioni di vita dei palestinesi, ci racconta di una guerra che non finisce mai, di un popolo, quello palestinese, destinato ad essere sempre in guerra anche quando le bombe si fermano per un po'.
E se ad uccidere non sono le bombe, se non sono i missili, se non sono i cecchini dell'IDF, a Gaza ad uccidere ci pensa l'embargo, un blocco che da 7 terribili anni costringe alla fame, alla sete, a condizioni di vita difficilissime un milione e ottocento mila palestinesi (di cui quasi la metà bambini sotto i 14 anni) in una striscia di terra lunga appena 40 km e larga 10, con la più alta densità di popolazione al mondo. Una popolazione chiusa in un carcere a cielo aperto, dove via terra, mare e cielo non possono uscire e transitare merci ed è quindi costretta a scavare gallerie per procurarsi di che sopravvivere.
L’abbattimento di case palestinesi per far posto alle colonie israeliane, il furto dell’acqua, la carcerazione amministrativa (per la quale bastano dei sospetti per essere incarcerati senza processo per un tempo illimitato e che è applicata anche ai bambini), il muro dell’apartheid, i check-point sono solo alcuni aspetti che rendono la vita impossibile in Palestina.

I territori delle province di Massa Carrara e La Spezia hanno un rapporto forte con la Palestina.
In questi territori una rete di associazioni, di realtà di base, di militanti per la pace e per la giustizia internazionale svolgono azioni di informazione, controinformazione, sensibilizzazione, cooperazione e solidarietà nei confronti del popolo palestinese.
In questo nostro territorio, un importante ospedale pediatrico organizza da anni missioni di cooperazione sanitaria internazionale nel campo della cardiochirurgia dell'infanzia presso gli ospedali di Makassed a Gerusalemme e all'European Gaza Hospital a Khan Yunis (Gaza). Luoghi che hanno sostenuto e ospitato le missioni della coalizione internazionale Freedom Flotilla, che via mare ha più volte tentato di forzare il blocco illegale di Gaza subendo la feroce repressione militare di Israele.
Dall'inizio del conflitto le nostre province hanno ospitato numerosissime iniziative di sensibilizzazione, con mostre, conferenze, flash mob, volantinaggi, prese di posizione pubbliche: un'autentica carovana con numerose realtà e tantissimi eventi molto seguiti ha girato in lungo e in largo raccogliendo attenzione e solidarietà.
Per questo motivo intendiamo manifestare il 13 settembre per le strade di Massa, volendo concretizzare in un momento unificante tutte le iniziative finora svolte, in concomitanza con l'inizio delle esercitazioni militari congiunte Italia Israele in Sardegna.
Riteniamo da sempre che su questa terribile tragedia non ci possano essere ambiguità e prese di posizione ipocrite che, sotto una finta equidistanza, condannano ulteriormente alla morte il popolo palestinese.
Siamo in sintonia con quella parte della popolazione mondiale, e tra loro tanti ebrei e cittadini israeliani, che hanno capito che la minaccia più grave alla sicurezza di Israele è data dal comportamento dello stesso Governo israeliano, dalle sue mire espansionistiche, dall'idea di sterminio nei confronti di un altro popolo che sempre comporterà un moto di indignazione, di sdegno e una reazione.
Scendiamo in piazza per chiedere che finisca la guerra, che finisca l'aggressione, che finisca l'embargo, che finisca l'occupazione!
Senza Giustizia non potrà mai esserci Pace. Per questo pretendiamo che Israele rispetti il diritto internazionale.
Chiediamo che la Pace riacquisti il suo significato più pieno, non solo come assenza di guerra ma soprattutto come piena realizzazione della giustizia, della libertà e del diritto all’autodeterminazione dei popoli.
Chiediamo al Governo italiano di condannare la politica coloniale e sionista di Israele.
Chiediamo che il Governo italiano interrompa immediatamente la fornitura di armi, di munizioni, di sistemi militari, come pure ogni accordo di cooperazione militare e commerciale con Israele.
Chiediamo che il Governo italiano, come già altri stati hanno fatto, richiami l'ambasciatore italiano in Israele ed espella dall'Italia l'ambasciatore israeliano, come risposta ad un atto di guerra che comporta un crimine nei confronti dell'umanità.
Chiediamo che la soluzione della crisi palestinese non sia la registrazione del dominio militare di Israele ma, nel rispetto del diritto all'autodeterminazione di ogni popolo, restituisca alla Palestina la libertà che le spetta.
Invitiamo le/i cittadine/i a sostenere le campagne del BDS-Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro i prodotti Israeliani e i marchi che sostengono Israele.

Coordinamento Palestina Libera di La Spezia e Massa Carrara